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Curve allo specchio

CURVE ALLO SPECCHIO

È necessario capire gli schemi motori e affinare le percezioni per ottenere una buona simmetria del gesto tecnico.

Essere tecnicamente corretti, efficaci e disinvolti tanto in una curva a sinistra come in una a destra è ciò che si cerca di ottenere seguendo un esercizio ripetutamente in un senso e nell’altro. In genere però, si abbandona troppo in fretta questa ricerca di simmetria accontentandosi di riprodurre più o meno la stessa «figura» da una parte e dall’altra.

È dentro di noi invece, nelle nostre percezioni, che dobbiamo cercare la vera simmetria. La capacità di sentire, attivare e gestire il movimento delle varie parti del corpo, con la stessa facilità in una direzione e in quella opposta. Fino ad ottenere la massima fludità, totalmente coscienti dello schema motorio acquisito. La «bella figura » verrà da sé, mano a mano che lo schema sarà automatizzato e affinato, e che sapremo adattarlo alle varie situazioni. Per ottenere una buona simmetria dobbiamo concentrarci su due aspetti importanti: primo, lo schema statico (il tipo di assetto) tipico dello sciatore; secondo, l’azione di cambio da un assetto a quello opposto.

Proviamo a ruotare la rivista fino a far coincidere con la verticale, la linea degli arti inferiori dello sciatore di una delle due foto qui sopra; osserviamo la disposizione delle varie parti del corpo, notando il parallelismo tra la linea che unisce le anche e quella delle spalle, i piedi e la presa di spigolo, l’inclinazione del piano d’appoggio. Possiamo provare ad assumere l’assetto dello sciatore, stando in piedi su un analogo piano inclinato. Cerchiamo in particolare di percepire e «fissare» alcuni elementi importanti: l’azione verso l’alto di anca e spalla interne alla curva, il quasi totale relax di questo lato del corpo ed il conseguente quasi totale equilibrio sul lato esterno alla curva, l’elevato tono muscolare necessario per mantenere la presa di spigolo, i punti di forza concentrati nel piede e nell’anca esterni, l’utilità dell’inclinazione laterale del busto e di una leggera flessione in avanti per trovare il miglior equilibrio. Proviamo le
stesse cose in senso opposto fino alla completa assimilazione, registrando nella mente le nostre percezioni. Ci serviranno sempre, qualunque sia il nostro livello, il tipo di pendio, di neve o di curva. Abbiamo individuato, riprodotto e registrato dentro di noi uno schema di riferimento, il tipo di equilibrio più funzionale ed economico per lo sciatore e, probabilmente, ci rendiamo conto di quanto poco ne fossimo
coscienti. Applichiamolo sulla neve, inizialmente richiamando le percezioni ad ogni curva, migliaia di volte fino a quando basterà lo 0,01% dei nostri pensieri a tenere il tutto sotto controllo. Lo schema di cui sopra è comunque qualcosa di statico. Per eseguire una successione di curve sarà ovviamente necessario passare da un assetto a quello opposto. È in questo passaggio che risiedono i presupposti di una sciata in perfetto equilibrio, simmetrica e dinamica.

Foto 1: accentuiamo all’inverosimile il dislivello tra anca/spalla interne ed esterne alla curva soprattutto spingendo verso l’alto il lato interno.
Foto 2: invertiamo totalmente l’assetto con un rapido movimento per «sbloccare» il meccanismo ed ottenere un cambio contemporaneo con tutte le parti del corpo; la sensazione di stabilità nella nuova curva è immediata.
Foto 3: la curva prosegue con un perfetto mantenimento dell’equilibrio laterale.

A differenza di altri mezzi, gli sci ci consentono di apprendere questo meccanismo di cambio a velocità limitate e con un movimento molto «grezzo». Un’inversione totale e repentina dell’assetto ci permette di innescare e percepire la cosa più importante: la partecipazione contemporanea di tutte le parti del corpo all’azione, ed il lavoro di tutte le «cerniere». È l’esercizio che vi proponiamo (foto 1-2-3) per acquisire maggiore coscienza del meccanismo del cambio, anche se disponete già di un’ottima tecnica. Accentuiamo al massimo lo scorrimento verticale delle metà destra e sinistra del corpo l’una rispetto all’altra, ad ogni azione di cambio. Troveremo immediatamente la massima stabilità sul lato esterno alla curva, nel rispetto dello schema di equilibrio visto precedentemente. Percepiremo la facilità di ingresso nella nuova curva senza aver fatto nient’altro che un’inversione di assetto, la sicurezza dell’appoggio sul terreno, l’assenza di rotazioni del corpo indesiderate, la riduzione dell’azione sterzante e l’avvio verso una sciata in conduzione. Dopo aver provato il cambio «grezzo» e registrato bene le sensazioni, possiamo ammorbidire l’azione passando al volo un oggetto da una mano all’altra. Il pallone ci è servito per visualizzare meglio l’azione, ma è ovviamente sufficiente un guanto, un bastone, ecc. Dopo i primi tentennamenti otterremo inversioni graduali e tecnicamente corrette.

Passare un oggetto al volo da una mano all’altra provoca uno spontaneo cambio di assetto, ben distribuito nel tempo e nello spazio. In un concatenamento di curve l’esecuzione di palleggi ritmici e senza interruzioni migliora contemporaneamente il tempismo del cambio, la gradualità, l’equilibrio, il senso del ritmo ed il controllo motorio generale.

Accompagnare la discesa del pallone ci aiuterà ad aumentare gradualmente l’intensità dello sforzo muscolare, dando plasticità all’azione. E ora non pensiamo più a niente. Sciamo in libertà ripescando di tanto in tanto le sensazioni più utili. Gran parte degli errori tecnici che si riscontrano in curva sono originati da una difettosa fase di «cambio» più che da comportamenti errati che insorgono durante la curva stessa. Significa che alcune parti del corpo non partecipano all’azione o, al contrario, la forzano. Nella fase di cambio le sollecitazioni sono minime, le forze che agiscono sullo sciatore lo aiutano a passare da una curva alla successiva, è una fase di relativo relax di cui lo sciatore può approfittare per dare la giusta impostazione alla nuova curva, decidere con quale velocità cambiare assetto, che direzione dare al movimento abbinando spostamento laterale e proiezione in avanti. Ovviamente tutto il corpo deve partecipare all’azione, e tutte le sue parti devono attivarsi contemporaneamente ed in modo coordinato per abbandonare un assetto ed assumerne gradualmente uno opposto. Proviamo a pensare se Valentino Rossi cambiasse piega alla moto senza invertire completamente l’assetto del corpo, oppure si muovesse in anticipo o in ritardo:… un disastro! Un altro esempio? L’automobile: gli ammortizzatori esterni alla curva sopportano il carico mentre quelli interni sono rilassati; nel passaggio alla nuova curva i carichi si spostano da un lato all’altro e gli ammortizzatori invertono il lavoro. Vi azzardereste a mettervi in viaggio con un’auto i cui ammortizzatori non cambiano tensione al vostro comando dallo sterzo, o con ammortizzatori diversi sul lato destro e sinistro?

1 commento su “Curve allo specchio”

  1. Molto interessante proverò con il pallone. Mi sembra un ottimo esercizio anche a “secco” per capire le varie sensazioni . Grazie

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