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Il Visibile e l’Invisibile

IL VISIBILE E L’INVISIBILE

Si dedica troppa attenzione a ciò che si vede del gesto e troppo poca a ciò che non si vede. Le tensioni muscolari non si vedono ma fanno la differenza, saper inviare i giusti comandi ed averne consapevolezza è “LA via” per un apprendimento rapido e concreto, a tutti i livelli.


Foto 1: Paolo Malfatto «a taglio» sulla pista delle Crètes alle 2 Alpes. La compattezza del corpo si ottiene a partire dal lavoro dei muscoli dei piedi che ricercando la presa di spigolo chiamano ad attivarsi quelli della gamba e della coscia ottenendo spigolo preciso e caviglie lateralmente salde. Il tronco partecipa con la giusta flessione; la tensione di addominali e glutei aiuta a potenziare l’azione dei piedi, ad evitare movimenti verticali e a fissare il bacino, mentre il piede interno cerca inclinazione, spigolo e misurato appoggio evitando di sforbiciare grazie ad una invisibile ma efficacissima contro-rotazione di piede-tibia rispetto al senso di curva.

Riprendo un articolo del gennaio 2011 che ritengo importantissimo: sia per il maestro che può cambiare veramente marcia nel modo di insegnare, sia per l’allievo, per trovare un nuovo modo di imparare e prendere maggiore consapevolezza della “sostanza”, di ciò che veramente serve per dare efficacia al gesto … (Valerio Malfatto)

Ciò che avete letto ne sotto-titolo è un’affermazione che probabilmente vi ha sorpreso. La tendenza generale è sempre stata, infatti, quella di valutare la bontà del gesto basandosi quasi esclusivamente sull’analisi degli elementi visibili, come la posizione di questa o quella parte del corpo, l’essere centrali o arretrati, sull’esterno o sull’interno, ruotati o contro-ruotati, piegati o distesi. Come se ad un assetto formalmente corretto dovesse automaticamente corrispondere un’azione efficace. Può sembrare quindi assurdo che qualcosa di non visibile possa essere ugualmente se non ancora più determinante. Ma è così. Ci sono infatti sciatori con tutti i pezzi perfettamente a posto ed una sciata poco efficace, altri apparentemente «storti» che danno un mare di punti a tutti i perfettini. Qualcuno tra gli «esperti» forse sorriderà con aria di sufficienza. Perché, penserà, non è poi quella grande scoperta, è una cosa che «si sapeva già», che «era implicita»: chiedi all’allievo di fare un movimento e quello provando a farlo è indotto a contrarre i muscoli giusti… Può darsi.


Foto 2: In curve ravvicinate è di grande importanza dare alla mano-polso-avambraccio la stessa velocità richiesta alla contrazione dei piedi e muscoli degli arti inferiori; dalla coordinazione degli estremi piedi-mani dipende in larga misura l’efficacia dell’azione.

Secondo me l’affermazione che «le tensioni muscolari non si vedono ma fanno la differenza» è una di quelle che sì, possono sembrare scontate e banali, ma se te le ripeti diverse volte e ci rifletti un momento chiedendoti se ci avevi già pensato veramente e quanto e come, forse capisci che hai sempre sfiorato l’argomento, ma di fatto hai passato anni e anni guardando il «fuori» senza chiederti veramente cosa c’è «dentro» un gesto tecnico ben fatto.

L’«invisibile» è la nuova via per un apprendimento rapido e concreto. Perché lo dico? Perché prendere coscienza e padronanza delle contrazioni muscolari, della loro intensità, della differenza tra un grande sforzo sbagliato ed un piccolo sforzo giusto è stato un passo importante con cui ho rivoluzionato il modo di gestire la mia sciata, di osservare il gesto e di insegnarlo…. con risultati notevoli! È stato anche un buon approccio per riconoscere in modo esatto e non convenzionale l’origine di errori tecnici importanti nell’allievo. È servito anche per convincere gli allievi che serve l’educazione al movimento più che lo sviluppo della forza. Perché nel 95% dei casi per sciare a buon livello i muscoli che abbiamo bastano e avanzano, mentre invece si è carenti nel tipo di comando motorio, nella percezione del corpo e dei movimenti, nella coordinazione e nella regolazione dell’intensità dello sforzo muscolare.

Foto 3-4: Alla base di tutto c’è il saper stare in equilibrio sullo sci tenuto di spigolo, da provare e riprovare fino a trovare l’automatismo per il giusto assetto, prendendo consapevolezza del movimento di ricerca di inclinazione degli sci, dell’appoggio sullo spigolo, della solidità delle caviglie, della contrazione dal piede-caviglia a salire fino al bacino, della stabilità sull’anca a valle, della necessità dello sporgersi con spalle-testa. Il momento della presa di spigolo nel cortoraggio è come voler «pizzicare il terreno», con i piedi che contraggono rapidamente e contemporaneamente cercano l’inversione, ottenendo così una presa rapidissima, senza «dormirci sopra», evitando di «grattare» e «scalinare». In quel rapido momento di presa i piedi devono tendere più a «controsterzare» che non ad «arrotondare», le spalle devono essere avanzate ed il tronco pronto ad uscire dalla curva.

La conoscenza dei movimenti da eseguire, l’individuazione del tipo di comando da inviare alle parti interessate, il giusto grado di impegno muscolare, il saper riconoscere le parti in tensione e quelle in relax diventano quindi gli aspetti fondamentali per la qualità del movimento. Prendiamo ad esempio un cortoraggio: a meno di errori macroscopici che compromettono irrimediabilmente l’equilibrio è inutile cercare di perfezionare gli aspetti visibili del gesto; la cosa più produttiva sta nel chiedere ai muscoli di essere più reattivi, di marcare il ritmo «strizzando-e-mollando» i muscoli dei piedi con il massimo dell’intensità e rapidità possibile, guidati dall’intenzione di prendere di spigolo e di scappare dalla curva «pizzicando» il terreno.

Partendo da questo semplice input si focalizza l’attenzione sui piedi e sulla rapidità delle contrazioni e decontrazioni di quei muscoli, dentro lo scarpone, per poi constatare come quella richiesta di rapida ed intensa contrazione-decontrazione provochi la solidità della caviglia, delle ginocchia e degli arti inferiori con una immediata efficacia nel vincolo e svincolo dello sci sul terreno. Questa maggior efficacia del blocco piedi-spigoli metterà probabilmente in evidenza la scarsa coordinazione nella preparazione ed appoggio del bastoncino e di qui nascerà l’attenzione alla scioltezza del polso e all’intensità dell’azione muscolare per dare la giusta velocità all’oscillazione e la necessaria consistenza all’appoggio sul terreno. Dando brillantezza all’azione muscolare a livello dei piedi e di mano-polso-avambraccio riusciremo a mettere in fase mani e piedi secondo il ritmo desiderato ed a rendere tutto il corpo solido e pronto a reagire a qualsiasi intoppo. Parlando invece di curve più ampie, un bell’esperimento consiste nel partire sulla massima pendenza e raggiunta una velocità media inserire un filo di spigolo con i due piedi a sinistra e contrarre al massimo il lato destro del corpo dal piede alla spalla per trovare subito un saldo equilibrio nella curva a sinistra, per poi rilassare ed invertire. Un altro esempio può essere quello dell’uso contemporaneo, nel secondo terzo di curva, dei muscoli adduttori dell’arto inferiore esterno e degli abduttori di quello interno per ottimizzare la presa di spigolo e la compattezza di tutto il corpo.


Foto 5: Le zone rosse possono essere considerate quelle su cui concentrare l’attenzione: contrazione a partire dai piedi per la stabilità delle caviglie, azione degli adduttori della coscia esterna e degli abduttori dell’interna per il miglior «effetto taglio», contrazione dei muscoli del cavo ascellare per consolidare inequivocabilmente l’azione sul lato del corpo esterno alla curva.

Sicuramente ai primi tentativi può risultare difficile utilizzare questi muscoli in concomitanza con quelli che lavorano per sopportare i grandi carichi diretti lungo l’asse degli arti inferiori (quello esterno in particolare). Ma proviamo in casa appoggiandoci al muro ad esempio con l’anca destra e coni piedi paralleli al muro ed in presa di spigolo come in una curva a destra; contraiamo l’interno della coscia sinistra ed il gluteo destro insieme ai muscoli che «fasciano» l’anca destra. Contraiamo e decontraiamo dieci, venti volte fino ad acquisire una certa confidenza con questo comando ai nostri muscoli. Pensiamo a fare lo stesso sugli sci e ci accorgeremo subito dell’efficacia della tenuta, della compattezza del corpo e del fatto che spostando il pensiero sulla contrazione di certi muscoli, in modo del tutto diverso dal solito abbiamo ottenuto un risultato che magari cercavamo da anni. Un altro esercizio molto utile è quello di metterci in piedi su un piano inclinato con i piedi in direzione trasversale alla pendenza provando ad alternare: 1) caviglie molli con i piedi con tutta la pianta a contatto del piano inclinato; 2) piedi in presa di spigolo e caviglie stabili e fortissime sentendo bene i muscoli che devono contrarsi per metterci in presa…. fare diverse serie da dieci prese di spigolo e sensibilizzarci a quel tipo di comando ai muscoli per poi riportarlo all’interno dello scarpone.

Foto 6-7: Nel cortoraggio che si esegue normalmente sul ripido a ritmi sostenuti e tempi ridotti ci si deve concentrare molto sulla rapida successione di contrazioni e decontrazioni con determinazione e precisione nei tempismi. Prima ancora di contrarre i piedi per tenere bisogna pensare di lasciar andare la massa del tronco oltre i piedi verso il vuoto, per ottenere vincolo e svincolo in successione rapida liberando il tronco oltre la perpendicolare al pendio per conservare il necessario equilibrio dinamico senza fasi di attesa e ripensamento alla fine di ogni curva.

Per una successione di curve è importantissimo imparare non solo a contrarre ma anche a rilassare certi muscoli, perché da una curva all’altra la parte che era forte dovrà rilassarsi per far entrare inazione la parte opposta…. E avete mai provato in curva a contrarrei muscoli del cavo ascellare (lato esterno alla curva) per dare solidità a tutta la linea di forza piede-anca-spalla esterni? Effetto incredibile!

E provate anche questa …: se avete imparato ad attivare i piedi ed avete raggiunto un discreto livello di sciata con buona consapevolezza, quando sciate in velocità non aumentate la contrazione del collo e della mascella, al contrario provate a rilassare completamente i muscoli del viso (si rilasseranno anche collo e spalle) e vi accorgerete subito della maggior efficacia e scioltezza nel dosare l’azione dei piedi e degli arti inferiori, con una bella sensazione di calma e solidità nel controllo di situazioni anche molto impegnative. Ci sono infiniti modi per imparare a sentirci sugli sci; sviluppare gli aspetti invisibili del gesto trovo che sia una cosa importante e ricca di sensazioni utili, qualcosa che ci permette di essere padroni dei nostri movimenti e di poterne disporre facilmente ed efficacemente. Qualcosa che senza che ce ne accorgiamo ci porterà nel minor tempo ad esprimere un’azione corretta e dinamica, bella nella forma, ricca di contenuto, di vivacità, di espressione e potenzialità.

1 commento su “Il Visibile e l’Invisibile”

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